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Nella lampada ad incandescenza di Thomas Edison, sfruttando l’effetto Joule (che consente ad un conduttore attraversato da una corrente elettrica, in base all’intensità di quest’ultima, di disperdere energia sotto forma di calore), la luce veniva prodotta grazie al riscaldamento di un filamento di tungsteno (un metallo di transizione identificato, nella tavola periodica, dal numero atomico 74 e dal simbolo W) attraverso il quale passa la corrente elettrica: venivano così prodotti, contemporaneamente, calore e luce. Questo tipo di lampada aveva una durata pari a circa 1000 ore, esaurite le quali andava sostituita. Oggi la fonte di luce artificiale più simile alla lampada ad incandescenza è la lampada alogena, ma naturalmente si tratta di una variante molto più evoluta, con una durata e un’efficienza luminosa maggiori. Un altro tipo di lampada è quella a scarica, che produce luce grazie ad un gas, come il sodio oppure il mercurio, che viene ionizzato per effetto di una scarica elettrica: un esempio sono oggi le lampade fluorescenti o al neon nelle quali, oltre al gas, è presente anche un materiale fluorescente, e la cui resa è sicuramente maggiore rispetto alle lampade ad incandescenza. Tutte queste lampade sono caratterizzate dalla presenza di un filamento, e diventano inutilizzabili una volta che questo si brucia completamente. Oggi sono infine molto diffusi i LED, ovvero i diodi ad emissione luminosa: si tratta di dispositivi costituiti da uno o più diodi, alimentati da un apposito circuito elettrico, che producono luce artificiale grazie a quella che in fisica viene definita ricombinazione Elettrone-Lacuna, ovvero attraverso l’emissione di fotoni. I LED, anche se più costosi, hanno una resa e una durata maggiori rispetto ai tipi di lampade precedenti, tanto che quando si avvicinano alla fine della loro "vita" non si spengono subito ma la luce artificiale comincia semplicemente a perdere di intensità.
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Nel corso dei secoli le tecniche e gli strumenti che consentono di avere sempre a disposizione la luce si sono evolute e oggi, questo campo, non è più appannaggio esclusivo di elettricisti o tecnici che, per mestiere, si occupano di progettare impianti di illuminazione. Infatti una corretta illuminazione e un corretto utilizzo delle sorgenti di luce artificiale sono fondamentali per la stessa salute umana. Basti pensare che, secondo quanto emerso da studi specifici a riguardo, la luce artificiale può essere annoverata tra le cause dell’insonnia, di disturbi dell’alimentazione, di alterazioni dell’umore. Tutto ciò perché l’organismo umano, evolutosi secondo i ritmi regolati dalla luce naturale, ha dovuto poi adattarsi necessariamente per stare al passo con le innovazioni che riguardano l’illuminazione artificiale. Per tutti questi motivi quindi è necessario che ci sia una progettazione attentamente studiata della luce artificiale, sia per gli ambienti interni, sia per quelli esterni.
Nella progettazione della illuminazione artificiale degli ambienti interni bisogna tener conto, oltre che della specifica normativa in materia, anche di alcuni fattori: prima di tutto la luce artificiale è importante sia per il confort visivo e fisiologico, sia per quanto riguarda il risparmio energetico; in secondo luogo i colori subiscono variazioni, ad esempio i raggi infrarossi prodotti dalle lampade ad incandescenza si sovrappongono agli altri colori e ne sfalsano la visione, mentre le lampade fluorescenti possono causare l’affaticamento della vista. Sarà quindi necessario che l’illuminazione artificiale produca una alternanza armonica tra zone chiare e zone scure, da coordinare con le caratteristiche volumetriche, gli arredi e i colori delle superfici dei diversi ambienti.
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