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Questa tecnica fa si che la pianta sulla quale viene adottata, non risenta minimamente. Avviene soprattutto su piante ornamentali e tropicali. La tecnica si effettua incidendo un ramo che viene tagliato ad anello e poi si raschia delicatamente una piccola zona dopodiché tra legno e corteccia, si avvolge intorno a questa piccola incisione, un filo di ferro e si appoggiano degli ormoni radicali sulla “ferita” dell’albero. Infine si avvolge attorno all’incisione un foglio di plastica che deve chiudersi come un sacchetto. Questo prima di essere sigillato, verrà riempito con muschio , sabbia ed argilla da giardino. Il foglio di plastica con il quale viene effettuata questa operazione, deve necessariamente essere trasparente ed opaco. Infatti, se di colore scuro, non si riuscirà a vedere quando si formeranno dei capillari che man mano, cresceranno nel terriccio. La terra di questo sacchetto che viene preparato, non deve essere troppo bagnata ma neanche troppo secca ed allora, cercherete di controllare se vi appare nelle condizioni ideali. Se sentite che è troppo secca, con una siringa, dovrete inumidirla per bene. La margotta, potrà essere tolta dalla pianta madre, appena i capillari saranno sufficientemente lunghi ma questo può avvenire anche dopo diversi mesi. Non c’è però, una regola precisa.
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Questa tecnica viene generalmente usata per la riproduzione degli alberi da frutto ed è un metodo per la produzione di portainnesti clonati. La tecnica si applica sui nodi basali del ramo della pianta madre. Le piante madri vengono dimorate in luoghi particolari come serre o vivai e vengono lasciate ambientare qui per un anno e prima che riprendano a vegetare per il secondo anno, vengono recise totalmente della parte aerea. Sul moncone del fusto rimarranno delle gemme sulle quali nasceranno dei germogli. Appena questi raggiungono l’altezza di 10 centimetri, verranno ricoperti di terriccio e quando si allungano ulteriormente, si aggiungerà ancora altro terriccio fino a quando la base sarà interrata. Durante l’estate avviene il processo di rizogenesi cioè si cominciano a formare delle radici e prima che sopraggiunga la stagione invernale, i germogli potranno essere finalmente separati dalla pianta madre tagliandoli dal punto dove è avvenuta la loro, radicazione. Si ottengono così, le barbatelle e una pianta madre, detta ceppaia, se ben tenuta, può produrre gli innesti, per ben 20 anni.
La tecnica della margotta ad archetto, si effettua su piante da frutto o su piante ornamentali ed è forse la più semplice da usare. Si piega un ramo giovane e tenero di una pianta madre, lo si pianta nel terreno e lo si fa sbucare da un’altra parte del terreno stesso. E lo si fissa con un paletto di legno. Mentre la parte di ramo che sta sottoterra, formerà delle radici avventizie, la parte di ramo che si trova sulla superficie, germoglierà e si formerà una pianta nuova. Quando tutto il processo è avvenuto positivamente, il ramo può essere staccato dalla pianta madre. E’ bene però effettuare questa tecnica, prima del risveglio vegetativo della pianta.
Non tutte le piante si prestano all’utilizzo della tecnica della margotta. Questa va effettuata su quelle piante che radicano rapidamente infatti viene ampiamente usata per i bonsai. Tra le piante che si prestano a questa tecnica troviamo l’ulivo, il melograno e i ficus in genere. Le conifere al contrario, non trovano nessun tipo di riscontro tranne casi rarissimi in cui le radici riescono ad essere riprodotte. Per queste piante occorre utilizzare la tecnica tradizionale della talea anche se la margotta si utilizza proprio per ottenere piante di dimensioni maggiori rispetto a quelle ottenute per talea. Questa speciale tecnica viene usata per quegli alberi che hanno un aspetto esteticamente brutto ed incorreggibile ma che hanno un ramo sufficientemente lungo per poter agire sullo stesso. Si potrà ottenere infatti, un albero sano e con forti possibilità di correzione. Allo stesso modo, da una pianta con rami lunghi, si possono ottenere due esemplari. Se una pianta risulta avere una determinata parte con un aspetto malandato, si può ottenere un esemplare sano anche se strutturalmente più piccolo.
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