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Si può scegliere di attuare uno di questi tipi di innesti quando soggetto e nesto abbiano all’incirca le stesse dimensioni diametrali. Per eseguire l’innesto a spacco pieno occorre taliare il soggetto con un’unica incisione orizzontale quindi, praticare una fenditura verticale e centrale profonda 2 centimetri circa nella quale sarà alloggiata la marza. Questa si prepara eseguendo due tagli obliqui e convergenti con i quali le si darà una forma a becco, della lunghezza di due centimetri. Infine divaricando il taglio del soggetto si inserisce marza così sagomata, si effettua la legatura dal punto di innesto e si stende sulle superfici libere il mastice. Anche in questo caso si può provvedere alla legatura del portainnesto sotto l’incisione verticale perché questa non si approfondisca durante l’inserzione della marza.
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Contrariamente agli innesti precedentemente descritti, quello a spacco laterale non presuppone che il soggetto venga immediatamente tagliato. Questa operazione si eseguirà solo dopo che la marza sarà attecchita e quando i germogli si saranno sviluppati per una ventina di centimetri. Quanto detto comporta un indiscutibile vantaggio; infatti, essendo questo innesto praticato su piante adulte in produzione, il mancato attecchimento della marza non provoca anche la perdita economica del mancato prodotto. Oltre che per reinnestare lo spacco laterale può essere utilizzato allo scopo di inserire sulla pianta parti mancanti dello scheletro. L’innesto si attenua eseguendo sul soggetto in posizione adeguata (al piede o dove si vuol far sviluppare il ramo), una incisione obliqua, profonda due o tre centimetri che entri ad interessare anche il legno. La marza ben lignificata si prepara a becco, con due tagli obliqui e convergenti ma asimmetrici in modo che la superficie messa a contatto con il soggetto sia estesa il più possibile.
Questo tipo di innesto a spacco è tipico per la vite, eseguito in primavera inoltrata e precisamente alla fine del mese di maggio su soggetti a dimora ed è stato esteso nella pratica anche al kiwi e all’avocado. Per eseguire questo innesto occorre che il soggetto ed il nesto abbiano lo stesso diametro. Sul portainnesto si praticherà la capitozzatura con un taglio netto, inclinato in modo che la superficie tagliata formi con il dorso più lungo del portainnesto un angolo di 16-18 gradi circa. Sulla marza si praticherà un taglio con identica inclinazione, in modo che le superfici soggetto-nesto sovrapposte, combacino perfettamente. Si passerà, quindi alla legatura del punto di innesto che dovrà essere accurata perché si deve impedire alla marza di scivolare dal portainnesto. Per evitare eventualmente questo problema si può ricorrere allo “spillo midollare”. Si infligge cioè nel midollo del soggetto, un pezzetto di filo di ferro sul quale si infilerà anche la marza. Gli inglesi tuttavia per rimediare in un modo diverso a questo inconveniente hanno studiato una soluzione migliore chiamandola innesto a doppio spacco. Il suo utilizzo si è diffuso non solo per la vite, ma anche per le altre piante da frutto. Si esegue quando i bionti hanno lo stesso diametro e sono lignificati sia durante il riposo vegetativo (generalmente eseguendo l’innesto al tavolo) che con piante a dimora, prima del riposo primaverile. Con il termine di innesto a tavolo si intende l’innesto eseguito in locali coperti. Il portainnesto può essere nel caso della vite una talea che dopo l’innesto verrà sottoposta a forzatura per facilitare il callo nel punto di innesto, e successivamente in un luogo dove le talee vengono poste a radicare. Questo luogo viene chiamato barbatellaio e corrisponde ad un vero e proprio vivaio. La forzatura degli innesti talea si eseguono mettendo il materiale stratificato in cassette e tenendolo ad una temperatura costante di 30 gradi centigradi per circa 15-20 giorni. Trascorso tale periodo avviene la saldatura tra i due bionti.
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