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In Europa i primi laboratori per la produzione di porcellana furono quello di Francesco I De’ Medici, a Firenze, nel quale venne prodotta la cosiddetta "Porcellana Medicea", e quello del tedesco Johann Friedrich Bottger, che riuscì ad elaborare la formula migliore per la produzione di quella che oggi viene definita "Porcellana di Meissen" o "Porcellana di Dresda". Ma fu in Francia che la produzione di porcellana ebbe il successo maggiore: le città ancora oggi famose per le proprie porcellane sono infatti Limoges, Chantilly e Sèvres, dove furono fondate le prime industrie manifatturiere destinate alla produzione di oggetti in porcellana. In Italia, invece, i due centri in cui si svilupparono la tradizione di quest’arte e la produzione di oggetti in porcellana furono Napoli e Sesto Fiorentino. Nella prima città, e più precisamente sulla collina di Capodimonte venne avviata, sotto il dominio dei Borbone, la produzione della pregiatissima "Porcellana di Capodimonte", che ancora oggi è una delle migliori prodotte in tutto il mondo. A Sesto Fiorentino fu invece fondato il marchio che è tuttora noto come "Richard-Ginori", inizialmente per opera del marchese Carlo Ginori, che poi cedette la sua avviata produzione di porcellane e maioliche al milanese Richard. Ma non bisogna dimenticare che la produzione di oggetti in porcellana interessò anche altri paesi europei, a cominciare dall’Inghilterra, dove le città che si distinsero maggiormente furono Chelsea e Worcester, e dove furono creati i marchi "Royal Worcester", "Coalport" e "Royal Crown Derby", che perfezionarono la produzione di porcellana rendendola più resistente, grazie all’aggiunta di cenere di ossa animali alla già conosciuta miscela, dando vita a quella che fu poi chiamata "Porcellana Bone China".
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Esistono diversi tipi di porcellana, e in particolare si possono distinguere la porcellana dura, che viene fabbricata soprattutto nell’Europa continentale, e in particolare in Francia, in Germania e in Italia, e la porcellana tenera, fabbricata prevalentemente in Inghilterra, in Cina e in Giappone, di cui fa parte la cosiddetta "porcellana fritta", che è più una pasta vetrosa che un tipo di porcellana vero e proprio.
La porcellana richiede una lavorazione complessa e accurata. Le materie prime con le quali viene prodotta, ovvero caolino, quarzo e feldspato, vengono estratte dal suolo, e quindi pulite, macinate e mescolate con acqua. Dopo aver dato la forma desiderata, l’oggetto in porcellana viene cotto più volte in forni speciali, a temperature molto elevate, che raggiungono i 1400°C nell’ultima fase, quando cioè bisogna cuocere l’oggetto verniciato. Per quanto la produzione vera e propria degli oggetti in porcellana, prima di tutto l’artista fissa la sua idea in un disegno, che sarà poi la base per la realizzazione del successivo modello in gesso. Sarà proprio da questo modello che egli ricaverà la forma per il modello definitivo, realizzato sempre in gesso. Le procedure per realizzare i diversi oggetti sono due: il tornio, utilizzato per produrre piatti, tazze e altri oggetti concavi, e il colaggio, utilizzato invece per brocche, caffettiere, coppe, manici, pomelli, piedini, ecc. In quest’ultimo caso il colaggio può essere o cavo, quando cioè la forma di gesso viene riempita fino a far debordare la miscela, togliendo poi la parte in eccesso, oppure pieno, quando invece la forma utilizzata è divisa in più parti. Con entrambe le tecniche, una volta che la porcellana è essiccata, gli oggetti e le diverse parti che li compongono vengono tolti dalle forme e fatti essiccare ancora all’aria, finché non hanno raggiunto la durezza necessaria. Per quanto riguarda la smaltatura degli oggetti in porcellana, questi vengono immersi in speciali vasche che contengono lo smalto, che può essere incolore, opaco o colorato, e devono essere tenuti in agitazione. Dopo la smaltatura gli oggetti dovranno essere fatti asciugare e quindi verranno sottoposti all’ultima cottura in forno. Infine la decorazione di questi oggetti può essere fatta o sottosmalto, ovvero dopo la prima cottura e prima della smaltatura, o con la tecnica della decalcomania, che può essere invece eseguita sia prima dell’applicazione dello smalto sia dopo.
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