la gommalacca

Da dove nasce la gommalacca

Il produttore della gommalacca é un instancabile e piccolissimo insetto che appartiene alla famiglia delle Cocciniglie, molto conosciute e poco simpatiche a chi di giardinaggio si intende e si occupa almeno un po'.

Il Kerria Lacca produce, per aggrapparsi con piú forza alle cortecce degli alberi e per ripararsi dalle aggressioni esterne, una secrezione rosso scuro che per diverse somiglianze viene un po' paragonata all'ambra.

La purezza della resina é intaccata regolarmente e inevitabilmente da alcuni residui dello stesso insetto e da parti vegetali che restano inglobati al suo interno. Proprio per questo motivo, prima di poter essere utilizzata, la gommalacca deve subire un processo di lavaggio e purificazione. Tempo fa il prodotto che si ricavava dal primo lavaggio - la lacca rossa -, era usato come tintura e in commercio il suo valore era salito ad un livello piuttosto alto.

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Un po' di storia

storia della gommalacca Noi italiani la gommalacca la conosciamo come lacca rossa, una tintura che veniva estratta dal primo lavaggio utile per la purificazione e l'estrazione della resina. Fino a metá 800 la tintura conservó un certo valore sul mercato fino a quando da Perkins, chimico inglese, non fu sintetizzato il primo colorante artificiale della storia, l'anilina.Fu proprio questa a stroncare il commercio della lacca rossa anche se per fortuna a quei tempi l'uso della resina era giá diffuso.

La gommalacca, secondo le notizie documentate da uno scrittore inglese che in India studió gli usi e i costumi locali, venne usata per verniciare il legno giá nel 1590. In Occidente, a parte la particolare cura a base di gommalacca per i violini di Stradivari, la resina prese campo su larga scala solo all'inizio dell'800. Fu allora che la resina prese il posto di olii e cere restando il materiale piú difuso per le finiture fino agli anni 30 del 1900, quando cominció ad arrivare sul mercato la lacca alla nitrocellulosa.

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La gommalacca nel restauro dei mobili

gommalacca nel restauro dei mobili Per la sua consistenza dura e per la sua immutabilitá nel tempo, la gommalacca si utilizza soprattutto nell'ambito del restauro dei mobili. I mobili antichi e quelli d'epoca, grazie alla gommalacca possono essere riportati ad una nuova vita. Si parla ovviamente di mobili in discrete condizioni, senza parti in legno da sostituire e il cui danno maggiore sono graffi e sporco sulla superficie verniciata. Dopo aver passato una paglietta per togliere la sporcizia, preferibilmente bagnata nella glicerina, ed aver asciugato la superficie in questione, si passa la gommalacca con un pennello e si lascia riposare per una notte intera. Come ultima operazione, per rifinire il tutto, si stende sul mobile la cera d'api.

La gommalacca é una resina organica e commestibile, pertanto viene utilizzata addirittura come rivestimento lucidante per caramelle e pillole e come protezione che impedisca il facile deperimento della frutta. La sua composizione naturale é simile a quella della plastica, é solubile, riciclabile e viene usata anche nella produzione delle candele.

Anni fa la gommalacca veniva impiegata anche in molti altri settori. Grazie alle sue proprietá era perfetta come collante per il vetro e il metallo; come isolante elettrico; per rivestire i vecchi dischi a 78 giri; per le cere destinate a lucidare i pavimenti e addirittura per rivestire le piste da bowling. Successivamente in questi ambiti, la gommalacca fu sostituita da resine sintetiche piú durevoli quali la bachelite e il nitrato di cellulosa.


Come si utilizza

In commercio la gommalacca é disponibile in finissime scaglie dal color dorato piú o meno scuro e se, come normalmente succede, la si vuole utilizzare per il restauro di un mobile, ecco qual é la procedura immediata da seguire per lavorarla al meglio. Innanzitutto é necessario scioglierla in un recipiente di vetro con una buona quantitá di alcool la cui gradazione sia superiore a 94 gradi. Una volta raggiunta la densitá desiderata, la gommalacca puó essere applicata sulla superficie da trattare con pennelli, con tamponi appositi di cotone, lana o lino oppure con lo stoppaccio ossia con dell'ovatta racchiusa da un sacchetto di cotone fermato da un legaccio.




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