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Quando si decide di coltivare un orto bisogna tenere a mente alcune considerazioni generali, e una di queste è che non si deve coltivare lo stesso ortaggio per più di due anni di seguito, sullo stesso appezzamento. Si parla di rotazione delle colture ed è un procedimento semplice che pianifica la dimora delle varie specie coltivate e stabilisce una turnazione almeno triennale; infatti esistono tre diversi gruppi di colture, suddivise in base alle esigenze di lavorazione che hanno. Il primo gruppo richiede una lavorazione del terreno piuttosto profonda, il secondo è quello degli ortaggi a radice che, invece, richiedono una vangatura meno profonda; il terzo è composto da specie con minori necessità. Con la rotazione si alleggerisce il carico di lavoro e l'intensità di nutrimento, che il terreno deve fornire alle piante. Stabilire una rotazione intelligente fa sì che si pongano le basi per una buona resa del nostro orto.
Certamente la base, cioè il terreno, è un elemento essenziale per un buon raccolto. Il terreno ideale è ben drenato e composto da un misto tra sabbia, argilla e materiale organico; ha un pH di 6.5 ed è facile da lavorare e da far areare.
Purtroppo, madre natura, non regala a tutti una base così ottimale: possiamo avere un terreno pesante o leggero, e un terreno acido o alcalino. Nel caso di un terreno pesante, la composizione rende il tutto più difficile da areare anche se più fertile; il terreno leggero ha un buon drenaggio ma è meno fertile e tenderà a diventare più facilmente povero. Partendo da questi presupposti bisognerà correggere le anomalie e cercare di ripristinare la caratteristiche ottimali a una buona crescita dei prodotti del nostro orto. Sarà bene studiare il terreno e le soluzioni per tempo.Anche un terreno più o meno acido ha delle problematiche che, in questo caso, riguardano le esigenze di ciascuna specie: esistono specie come i mirtilli, che richiedono terreni molto acidi, e specie che, al contrario, tollerano ambienti alcalini. Anche qui, il segreto sta nel pianificare sia la posizione delle colture, sia i trattamenti ad hoc per ciascuna specie.E' stato dimostrato che un terreno ben dissodato rende di più di uno non vangato, questo perché la vangatura da aria alle zolle e innesca un meccanismo benefico per tutto l'impianto. La vangatura, quindi, è il primo atto pratico da fare, ancor prima di procedere con la semina.
Parlando di rotazione delle colture abbiamo accennato alla lavorazione: si tratta proprio della profondità a cui si scava per impiantare certi arbusti. Di solito, specie sedentarie, hanno bisogno di un terreno vangato in profondità, magari con un doppio scasso (lo scasso è la misura, circa 25 cm, della vangata), quindi per queste specie sarà bene procedere con un buon dissodamento.Una volta realizzato, si procederà con una fase di assestamento e poi si darà inizio alla semina.Quale tecnica utilizzare?La semina a spaglio è la meno indicata in quanto la più dispersiva, è preferibile, invece, creare un'area precisa di semina. Prima di tutto si vanga, poi si calpesta in superficie; successivamente si tracciano dei solchi con il rastrello che andranno concimati e, solo ora, si procederà alla semina. Ogni singolo seme avrà una distanza dal successivo, determinata in base al tipo di pianta che stiamo per coltivare: distanze troppo ravvicinate o troppo separate, potrebbero soffocare le piantine o favorire la nascita di erbe infestanti.Una volta messe a dimora le future piantine, sarà necessario nutrirle: in questa fase è bene innaffiarle e concimarle spesso.Terminata la semina, bisognerà attendere, se il lavoro di preparazione è stato eseguito bene, presto il nostro orto darà deliziosi frutti e ci ripagherà della dedizione che gli avremo dedicato.
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