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Per quanto riguarda la coltivazione delle orchidee, se la si vuole svolgere nel migliore dei modi, si deve tenere in considerazione che, per far vivere bene una pianta, bisogna riprodurre il suo habitat naturale. In questo caso, bisogna riprodurre per le orchidee un ambiente umido e mediamente soleggiato, con un terriccio drenato, una buona presenza di acqua ma non di ristagni idrici, una buona quantità di elementi nutritivi ecc ecc. Ma vediamo in modo più approfondito come curare bene le orchidee.
La prima cosa da fare, quando si coltiva un’ orchidea, è scegliere una posizione adatta a lei. Per quanto riguarda il posizionamento, bisogna considerare che le orchidee hanno precise esigenze in termini di luce, umidità e temperature. In genere, infatti, le orchidee amano la luce, anche se, se vengono esposte troppo, possono bruciarsi, quindi la posizione migliore sarebbe posizionarle davanti ad una finestra che consenta il passaggio della luce. Quando questo non è possibile, anche quando le orchidee, ad esempio, vengono coltivate in serre, è bene munirsi di luci artificiali: in commercio vengono venduti appositi tubi al neon. Per quanto riguarda la temperatura, le orchidee amano il caldo, tuttavia non amano i climi secchi. Per riprodurre l’ umidità del loro habitat naturale, può essere opportuno annaffiare il terriccio e posizionare un po’ di acqua o di materiale che trattenga acqua nel sottovaso. Se si coltivano in giardino, bisogna proteggere le radici dalle forti gelate utilizzando la pacciamatura, quindi coprendo il terriccio con uno strato di paglia, di foglie o di qualsiasi altro materiale, anche sintetico. Per quanto riguarda le annaffiature, queste ovviamente variano in base a vari fattori, come ad esempio le condizioni climatiche, o stato della pianta, le dimensioni, l’ anzianità e la qualità del terricico, oltre che la grandezza del vaso. Sicuramente, però, per evitare dannosissimi ristagni idrici, bisogna intervenire con l’ annaffiatura soltanto quando i segni della precedente annaffiatura va via. Diversamente dalle altre piante, però, l’ orchidea non ama restare con il terriccio asciutto.Per quanto riguarda la potatura , la prima cosa da fare è preparare la pianta a questa pratica, che non essendo di origine naturale, ovviamente stressa le piante e spesso le indebolisce, se non le danneggia gravemente. Comunque, gli interventi di potatura devono essere fatti tenendo in considerazione soprattutto la fioritura delle piante. In generale, comunque, si può dire che le piante di orchidee rifioriscono più volte sullo stesso stelo, quindi questo non va tagliato quando sil suo ciclo vitale è già computo, ma vi sono specie di orchidee che non rifioriscono sugli steli che hanno già prodotto fiori, quindi questi andrebbero recisi. Secondo alcuni con la potatura si dovrebbe eliminare soltanto ciò che della pianta è danneggiato o appasito, lasciando poi alla pianta la decisione di seccare lo stelo che ha già prodotto dfiori o di rifiorire sullo stesso. Secondo altri, ivnece, gli steli vanno tagliati in ogni caso a circa 20 cm dalla bse, subito dopo il nodo utile, per evitare che sorgani steli troppo piccoli e di cattivo aspetto, che tendono infatti a piegarsi. Secondo altri ancora, quando tutti i fiori di uno stelo sono caduti, anche questo va primato della parte terminale che normalmente rinsecchisce. Sicuramente, a nostro avviso, quando si vuole potare una piantaè meglio non essere troppo invasivi, soprattutto se si è alle prime armi, e limitarsi a recidere ciò che è appassito o danneggiato, o anche infestato o malato. L’ importante, in ogni caso, è che la potatura sia eseguita seguendo determinati criteri: bisogna operare tagli netti ed obliqui, con attrezzi opportunamente limati e sterilizzati, per non causare trami o infezioni alla pianta. Inoltre, prima di tagliare parti di radici, può essere conveniente immergerle per un bel po’ nell’ acqua, in modo da renderle più elastiche. Inoltre, dopo il taglio, si deve spalmare una crema cicatrizzante da comperare presso un negozio di giardinaggio. Orchidea Burrageara "Nelly Isler" (Cambria) [Vaso Ø12cm] Prezzo: in offerta su Amazon a: 36€ |
I materiali da utilizzare per il rinvaso delle orchidee sono vari, e ognuno è indicato per un determinato tipo di orchidea, ma comunque, in ogni caso, l’ importante è ricordare che in nessun caso le orchidee vanno inzuppate di acqua.
Per quanto riguarda i materiali utilizzati per la realizzazione del substrato, in genere questi vengono divisi per materiali naturali e materiali artificiali. Per quanto riguarda i materiali naturali, si può utilizzare: 1. Lo sfagno, si tratta di muschi che non hanno radici, ma solo dei rizoidi, vale a dire dei filamenti di colore bruno-rossastro, con un corto fusticino e delle foglioline verde pallido. Lo sfagno in genere viene utilizzato perché ha la capacità di trattenere fino a 10 volte il suo peso in acqua. Si trova sottoforma di fibre lunghe o corte, vive o anche morte. Il migliore per il substrato delle orchidee è sicuramente è lo sfagno vivo piuttosto che quello morto, perché poi continuerà a crescere nel vaso. 2. La torba di sfagno: anche in questo caso si tratta di muschi, ma che sono morti e che quindi vanno a depositarsi sul fondo degli aquitrini e delle paludi. Anche la torba ha la capacità di assorbire moltissima acqua ma si degrada molto rapidamente. Non vine quindi utilizzata mai da sola ma solo come elemento accessorio, anche perché diventa compatta e densa. 3. L’ osmunda: si tratta di radici dell’ osmunda regalis, ovvero una felce di grandi dimensioni, alta circa 2 metri e originaria dell’ Italia, provvista di radici carnose. Si tratta di una psecie protetta per cui non può essere raccolta in natura ma un tempo era molto usata. 4. Lana di roccia: si tratta di un miscuglio di rocce trattate ad alte temperature in modo che si formino dei fili molto sottili. Questo materiale viene poi compresso e agigunto a delle resine. Si tratta di un materiale molto leggero ma senza elementi nutritivi. 5. Corteccia di sughero: questa corteccia serve per tratenere l’ acqua.6. Carbone di legna: ha la capacià di trattenere i Sali minerali .I materiali di estrazione minerale utilizzati per il terriccio invece sono:
1. La pomice: si tratta di una roccia vulcanica formata da silicato di alluminio , con parti di sodio, potassio, calcio , magnesio e ferro, porosa e molto leggera, utile per il drenaggio. 2. L’ argilla espansa deriva da argilla-roccia che si è formata in ambiente marino durante il cretaceo. Viene prelevata nelle case ma è prima di sostanza organica. Viene commercializzata nelle classiche palline di colore rosa bruno . L’ argilla espansa ha una bassa conducilbilitù termica ed ha ph neutro. E’ ottima nei sottovasi per mantenere l’ umidità. 3. La perlite: proviene da una roccia vulcanica siliciea e viene trattata ad alte temperature fino a che assume un aspetto granuloso e spugnoso. E sterile e ha ph neutro, ma ha la capacità di assorbire acqua fino a 4 volte il suo peso. Dura molto tempo e può essere utilizzata fin quano non raggiunge una colorazione gialla.4. Il polistirolo espanso: si ottiene sottoponendo ad alte temperature il petrolio. Si presenta sottoforma di piccoli granuli bianchi, che hanno una bassissima capacità di trattener l’ acqua ma è utile per miglirare l’ aerazione di un terreno.
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