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A seconda del genere, si distingue tra cavolfiori verdi e bianchi, e inoltre tra varierà molto tardive, chiamate pasqualine, tardive, chiamate anche carnevalesche, e precoci, chiamate anche nataline, a seconda – evidentemente – del periodo di raccolta. Per quel che riguarda il cavolfiore precoce, la semina avviene a maggio e giugno in semenzaio, mentre a luglio e ad agosto va in scena il trapianto, adottando una distanza di circa sessanta centimetri, tra le piante e tra le file. Il cavolfiore carnevalesco, invece, viene seminato in semenzaio a metà giugno, trapiantato ad agosto e infine raccolto a febbraio. Anche i cavolfiori pasqualini vengono seminati a giugno: in questo caso, però, il trapianto viene effettuato a fine agosto, mentre si procede alla raccolta solamente ad aprile. È bene precisare che il trapianto deve essere eseguito maneggiando con la massima attenzione i semenzali di sei o sette settimane, muniti di almeno tre o quattro foglie. Affinché l’estrazione avvenga senza traumi e il più facilmente possibile, è consigliabile innaffiarli ventiquattro ore prima di eseguire il trapianto, e coprirli con la tela di sacco o con polietilene durante l’operazione in maniera tale da non farli disidratare.
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A proposito della messa a dimora, essa va compiuta su un terreno sufficientemente irrigato con un trapiantatoio il giorno prima, preoccupandosi di rendere i piccoli cavolfiori molto saldi nel terreno, compattandolo con le mani attorno ad essi, e quindi innaffiando con moderazione. Nel caso in cui il clima fosse piuttosto secco, si può riempire di acqua la buca di impianto. Vale la pena di precisare che il terreno prediletto dal cavolfiore si trova in una posizione aperta e soleggiata ma riparata; è compatto e ricco di acqua e nutrimento, e presenta valori di pH compresi tra 6.5 e 7.5. I cavolfiori non devono essere coltivati per due o più anni consecutivi nello stesso posto, anche se dopo tre anni si può riusare un’aiuola. Se possibile, il cavolfiore va collocato nella posizione in cui l’anno prima si trovavano i fagioli, così che si riesca a sfruttare la quantità di azoto rilasciare nel suolo dalle leguminose, e al tempo stesso impedire infezioni di ernia del cavolo, che potrebbero compromettere e danneggiare la coltura. Se tale infezione dovesse manifestarsi, prima di utilizzare nuovamente quell’aiuola dovranno passare sette anni. A proposito della concimazione, il terreno di semina deve ricevere il letame utilizzato per la coltivazione precedente; se così non fosse, deve comunque essere arricchito con letame maturo o compost, nella misura di un secchio per metro quadro. Inoltre, occorre un’ulteriore fertilizzazione prima della semina, con circa sessanta grammi di concime generico per metro quadro, prima di procedere al rassodamento e alla rastrellatura, che servirà a renderlo più fine. Il terreno di trapianto deve essere vangato due volte a seconda della precocità della specie.
Una fertilizzazione eccessiva rischia di dare origine a cavolfiori di qualità modesta. Trascorso un mese dal trapianto a dimora, il terreno deve essere innaffiato e irrorato con del solfato ammonico, in misura di trenta grammi ogni metro quadro: nel caso in cui si voglia realizzare una coltivazione biologica, la fertilizzazione può avvenire con macerato di ortica o farina di roccia. Come si può notare, la coltivazione del cavolfiore non richiede accorgimenti particolarmente impegnativi: occorre solo prestare attenzione al clima. In pratica, i cavolfiori precoci vanno coltivati nelle zone più fredde, così che non si corra il pericolo di gelate annose. D’altra parte, la protezione dal gelo per i cavolfiori tardivi e pasqualini può essere ottenuta ripiegando due o tre foglie spezzate sulla parte edule. La stessa procedura, per altro, può essere eseguita per conservare il colore bianco in presenza di raggi solari molto forti. Attenzione, invece, a non trascurare fertilizzazioni e irrigazioni: il rischio è quello di rallentare la crescita della pianta. Un consiglio: il cavolfiore cresce meglio se affiancato al sedano. Una volta effettuato il trapianto a dimora, la pianta deve essere irrigata con un decilitro di acqua al giorno fino a quando attecchisce, tenendo conto che ogni metro quadro necessita di diciotto litri.
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