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Le termopitture creano un rivestimento resistente sulle pareti riducendo lo scambio di calore con l'esterno. Si tratta di comuni vernici alla cui miscela viene aggiunta un'alta percentuale di microsfere cave, di vetro o ceramiche, contenenti aria. Frutto delle nanotecnologie, il diametro di queste particelle viene misurato in miliardesimi di metro: le ridottissime dimensioni di questo materiale in sospensione modificano le caratteristiche fisiche della vernice, conferendole una potenzialità isolante nello spessore ridotto di un paio di mani di pittura. In teoria abbassano la conducibilità termica delle pareti con un effetto barriera utile anche per contrastare muffe e condense. Che siano formulate per uso interno o per esterni, bisogna leggere bene l'etichetta: il Regolamento europeo sui materiali da costruzione stabilisce che un prodotto qualificato come "isolante"deve essere corredato da dati tecnici, attestati da laboratori certificati e indipendenti, sulle prestazioni d’isolamento termico: conduttività e resistenza termica, emissività, riflettenza. In assenza di questi dati è impossibile valutarne i benefici.
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Il risparmio energetico promesso dalle aziende produttrici, varia dal 20 al 40% e potrebbero arrivare addirittura a sostituire il cappotto termico, vale a dire l'isolamento della parete tramite l'inserimento a muro di materiali coibentanti. La validità di questa tecnologia viene supportata richiamando gli studi e le applicazioni della NASA, ovvero dall'ente di responsabile del progetto spaziale americano, che, in effetti utilizza con efficacia queste vernici per la coibentazione delle navicelle spaziali: utilizzo allargato in seguito sulle navi cisterna in medioriente e i container di metallo. Il prodotto di per sé è valido quando utilizzato nelle situazioni opportune e tenendo conto delle caratteristiche dei materiali su cui viene applicato. Le pareti di un edificio sono di norma composte da più strati di materiali diversi, che singolarmente hanno conducibilità e resistenza termiche diverse: i loro valori concorrono direttamente nell'attitudine della parete stessa ad essere attraversata dal calore e possono minimizzare in maniera importante l'efficacia della vernice termoisolante.
I test comparati condotti da "Altro Consumo" e i pareri richiesti dalle associazioni dei consumatori ad "Anit"(Associazione nazionale per l'isolamento termico e acustico) sono concordi nel fare le dovute distinzioni e portano in sostanza alla medesima conclusione: le vernici termoisolanti possono completare una coibentazione già esistente, ma, per il ridotto spessore dell'ordine di millimetri dello strato di rivestimento, non bastano da sole a risolvere il problema dell'isolamento termico di un edificio. Possono costituire una panacea quando non sono possibili altri interventi, e, in tal caso, è utile riverniciare sia le pareti esterne che quelle interne; senz'altro risultano più efficaci d'estate, se poste a rivestire le pareti esterne, a condizione che abbiano caratteristiche chimico/fisiche tali da ridurre la temperatura superficiale esterna, quale un' alta emissività della radiazione infrarossa. Anche per quanto riguarda il contrasto a muffe e funghi, questi non si formano su pareti asciutte e salve da ponti termici: prevenirne la comparsa dovrebbe prevedere l'aggiunta di una carica battericida, cosa perfettamente inutile se il prodotto "isolante" è efficace come promette.
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