Chiavi

Una chiave, tante chiavi

Grazie a Kronin sono famosissime quelle del regno, protagoniste nel titolo di uno dei romanzi più belli del Novecento europeo. In gergo calcistico, i registi tengono in mano quelle del centrocampo e, di conseguenza, del gioco di tutta la squadra. In dialettica, rappresentano la soluzione perfetta per capire tutto quello che c’è da capire. Stiamo parlando delle chiavi, un oggetto tanto semplice quanto vecchio. Un oggetto caratterizzato da una storia antichissima, che affonda le proprie radici nel primissimo Medioevo e che oggi viene collegato ad un retaggio antico. E’ sempre più frequente, infatti, imbattersi in case, automobili, stanze d’albergo, che non si aprono con la chiave bensì con sistemi molto più all’avanguardia, come tessere magnetiche microchip. Insomma, quelle che un tempo rappresentavano un simbolo indiscutibile di proprietà, oggi vengono accostate ad un concetto quasi antico. Proprio così: quando si parla delle chiavi oggi si ha a che fare con qualcosa di antichissimo, che ha radici quasi sconosciute, e che comunque ancora oggi riscopre quotidianamente un’utilità straordinaria. Infatti, per quanto la tecnologia sia sempre più incalzante e spietata nei confronti di oggetti prevalentemente antichi, continuiamo a ritrovare le chiavi in centinaia di occasioni. La maggior parte delle case si apre ancora grazie a un mazzo di chiavi, così come la stragrande maggioranza delle automobili. Ogni cassaforte che si rispetti ha una chiave, a cui si accosta sempre un sistema di sicurezza tecnologico. Certo, ma le chiavi ci sono sempre, sono ancora qualcosa di irrinunciabile. E le chiese? Vogliamo parlare degli istituti religiosi? Vi è mai capitato, in un modo o nell’altro, di imbattervi nel mazzo di chiavi che detiene un sacrestano? Quando quell’uomo va in giro con un mazzo di chiavi per aprire una chiesa, è il custode di un pezzo di storia: le chiavi delle chiese antiche sono vere e proprie opere d’arte, che se potessero parlare avrebbero da raccontare episodi ed esistenze risalenti a migliaia di persone e anni addietro. Dunque, quando si parla delle chiavi, è necessario avere lo stesso rispetto che si ha di fronte ai libri di storia. Anzi, possiamo quasi dire che se i libri di storia esistono, il merito è tutto di oggetti antichissimi che hanno avuto un corso negli anni. Poi, perché quel libro sia stato stampato, qualcuno avrà pur dovuto aprire una tipografia e una cartoleria. E con quale oggetto l’avrà mai fatto? Andiamo dunque nel dettaglio, e scopriamo cosa vuol dire, oggi, parlare di chiavi.
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La struttura di una chiave

chiave inglese Abbiamo provato, per curiosità, a cercare in internet gli argomenti che diventano disponibili quando si compone nel motore di ricerca il termine “chiave”. Ebbene, i risultati non hanno fatto altro che confermare quanto abbiamo anticipato sopra, nonché il concetto di chiave come qualcosa di fondamentale e ricchissimo. Dall’arte alla meccanica, passando per il calcio, la cinematografia, il ferramenta, l’araldica, la musica e la televisione: sono tantissimi i campi in cui è possibile analizzare nel dettaglio il significato e l’utilizzo delle chiavi. Tuttavia, per ovvie questioni legate allo spazio a disposizione e alla nostra linea editoriale, ci soffermeremo solamente sulla chiave, in quanto oggetto capace di aprire e chiudere una serratura. “Solamente” lo mettiamo, almeno qui, tra le virgolette, perché tra poco ci renderemo conto di quanto largo possa diventare un discorso relativo alle chiavi, intese come oggetto da ferramenta. La domanda che a questo punto può sorgere spontanea nella mente del lettore è relativa all’analisi dell’oggetto in questione: com’è fatta una chiave lo sanno praticamente tutti, ma in quanti sanno esattamente come si chiamano i dettagli di questo oggetto, come funzionano e cosa attivano? Pochi, evidentemente, ed è proprio per tutti loro che procediamo all’analisi strutturale. Quando si parla di chiave, andando a guardare sul vocabolario, si ha a che fare con una barriera metallica (la lega di composizione varia a seconda dell’utilizzo e delle esigenze specifiche), provvista di gole intagliate in maniera tale da formare dentini di dimensioni diverse. Scanalature, piccole golette e incavi che a loro volta si incastrano nei meccanismi e negli ingranaggi che consentono l’attivazione o la disattivazione di serrature e meccanismi volti a chiudere porte, casseforti, portiere dell’auto e quant’altro. Contrariamente a quanto si possa immaginare, la chiave rappresenta un oggetto complesso e tutt’altro che facile da realizzare. Arte. Ecco quello che rappresenta l’abilità di un fabbro a realizzare una chiave di piccole o grandi dimensioni. Non abbiamo a che fare con un’attività semplice, ma tutt’altro: per arrivare a diventare un buon ferramenta è necessario applicarsi, con passione e dedizione, cercando di imparare i segreti di quella che possiamo definire senza tema di essere smentiti, una vera e propria arte. Quando si varca un negozio di ferramenta, insomma, bisogna capire che si sta per avere a che fare con gente capace di impegnarsi in una grande attività.

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Oggetti semplici, ma utili

chiavi semplici Qual è, dunque, il movimento che consente l’attivazione, o disattivazione, di una serratura o di un meccanismo qualunque? Semplice quanto importante: la rotazione. Basta girare la chiave nella toppa, e il gioco è fatto, ma perché il “gioco” sia possibile è fondamentale maneggiare le chiavi nel modo giusto e conoscere le regole basilari che ne garantiscono il funzionamento. Quali sono le regole relative all’utilizzo di una chiave? E com’è possibile che le si ignori? E’ possibile dunque le ribadiamo. La prima cosa da sapere (o da risapere) è che girando la chiave in senso antiorario la serratura si attiva (la porta si chiude, in altre parole), mentre compiendo il movimento in senso orario, si ottiene il risultato contrario, ovvero la serratura si disattiva e la porta si apre. In linea di massima, l’unica regola da seguire sarebbe questa, ma nella pratica ci sono altri piccoli accorgimenti da tenere presenti onde assicurare a se stessi e agli altri un utilizzo sempre corretto di questi oggetti semplici, piccoli e utilissimi. Delicatezza è la seconda regola: le chiavi vanno sempre maneggiate con cura, in particolare quando le si utilizza in maniera diretta a proposito di una serratura. Evitare gli strattoni ed evitare di applicare troppa forza sono buone norme onde tenere alla larga problemi che possono diventare anche molto seri. Se si applica troppa forza nell’apertura di una porta, può capitare che la chiave si spezzi nella toppa, e questo rappresenta un problema dalle conseguenze imprevedibili. Può andare bene, e cavarsela con un lavoro semplice da parte di un fabbro, che con una calamita riesce a poco a poco a cacciare via l’oggetto metallico dalla toppa. Oppure, può andare molto peggio: quando non si riesce con una calamita, diventa necessaria la rimozione della serratura, con conseguente moltiplicazione del tempo di risoluzione e anche della spesa necessaria per la rimozione della chiave. Insomma, è sempre meglio andarci piano quando si a che fare con le chiavi nella porta, e in secondo luogo, è sempre meglio assecondare i movimenti della chiave con la postura del corpo. Molto spesso, specie quando si ha a che fare con porte non proprio nuovissime, è necessario assicurarsi che la maniglia sia nella posizione giusta e che la porta sia perfettamente bloccata. Insomma, la prudenza e l’accortezza non sono mai eccessive quando si ha a che fare con le chiavi, anche perché prevenire è sempre meglio che curare.


Chiavi: Passepartout, standard, paracentriche: le varie tipologie di chiavi

Cassetta chiaviSiamo giunti al paragrafo conclusivo della nostra disamina, ci auguriamo interessante, relativa ad un oggetto tanto semplice quanto utile, come le chiavi. In queste ultime righe porremo sotto la lente di ingrandimento la varietà che da sempre contraddistingue questo oggetto. Non esiste, infatti, un solo tipo di chiavi, ma ce ne sono tantissime: ciascuno con la propria utilità e con il proprio settore di utilizzo. Fin qui abbiamo preso sotto esame le chiavi standard, ovvero quelle metalliche utilizzate per l’apertura di porte di varie dimensioni e per l’attivazione di serrature e meccanismi di vario tipo. Una chiave classica si divide in varie porzioni: la parte che viene intagliata per l’inserimento diretto nella toppa, viene comunemente detta “lama”. Con questo termine ci si sofferma sulla parte più importante della chiave, quella che la rende un oggetto unico ed attribuisce alla chiave un’identità precisa e chiara. Salendo più su troviamo l’altra parte, comunemente conosciuta come “impugnatura”, che viene utilizzata come si può intuire per tenere in mano la chiave e per renderla riconoscibile nel mazzo. Nel bel mezzo dell’impugnatura, abbiamo il cosiddetto “passa chiave”: si tratta del forellino utilizzato per l’inserimento di cerchio metallico utile a raccogliere più chiavi. Continuando a passare in rassegna le varie tipologie di chiavi, soffermiamoci adesso sulla tipologia di chiavi più famose all’interno degli alberghi, ovvero le cosiddette chiavi passepartout. Sono conosciutissime anche come Master Key e vengono utilizzate per aprire più porte, per attivare o disattivare serrature diverse e cilindri diversi. In pratica, queste chiavi dispongono di due diversi set di cilindri: il primo è unico e irripetibile, il secondo è comune per tutti i cilindri, il che rende questi oggetti pressoché universali. Ancora un’altra categoria è quella rappresentata dalle chiavi utilizzate per l’attivazione dei motori dei mezzi di trasporto. Sono conosciute come chiavi a doppia traccia, in quanto contraddistinte da intagli doppi, su entrambi i lati della lama. Si tratta di chiavi utilizzate sia per l’accensione del motore, sia per l’apertura e la chiusura di portiere e vano porta oggetti. E’ stata invece brevettata dalla Yale nel lontano 1898 la cosiddetta chiave paracentrica, contraddistinta dalla forma contorta della lama, che arriva addirittura oltre la linea verticale del cilindro che costituisce la chiave. Una chiave, tante chiavi: un oggetto che ha tanto da dare e tantissimo da raccontare.



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