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Ma, come è nostra buona abitudine consolidata ormai da lungo tempo, procediamo con ordine e iniziamo a comprendere alcuni degli argomenti che più potrebbero esserci di sostegno nel corso della nostra disanima in tema di piante alimurgiche, un’analisi la nostra sintetica per le ben note ragioni di spazio ma che speriamo rimanga sempre e comunque sufficientemente esauriente per chi ci legge. In primo luogo dobbiamo restringere il raggio d’azione della nostra discussione in piante alimurgiche provando a dare una definizione di questa particolarissima tipologia di pianta. Per piante alimurgiche è giusto fare riferimento a una serie di piante e di differenti erbe spontanee commestibili che sono raccolte per essere cucinate secondo differenti modalità oppure mangiate anche direttamente crude senza passare sul fuoco.
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Ovviamente, in maniera intuibile, poiché ci siamo resi conti che le piante alimurgiche sono tutte piante erbacee spontanee aliene da ogni tipo di coltivazione, comprendiamo facilmente anche che si tratta di piante che possono nel tempo scomparire. E i motivi della progressiva scomparsa di molte piante alimurgiche sono quelli classici vale a dire la progressiva urbanizzazione di molte aree vicino alle grandi città che un tempo ospitavano campi brulli e più o meno coltivati e che negli anni sono diventate aree edificabili. Volendo invece fare qualche esempio di piante alimurgiche, o meglio fitoalimurgiche per essere sempre più tecnici, possiamo citare varianti come l’ortica, il tarassaco e la piantaggine. E, anche da questi nomi, capiamo che è molto difficile stilare anche una mappa dettagliata delle zone dove trovarle.
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