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Tra gli alberi secolari che sono entrati nella leggenda non si può non ricordare il castagno dei cento cavalli. Sicuramente il castagno è una specie di albero in grado di vivere anche molto a lungo, ma quello di cui parliamo ha , secondo la tradizione, una storia particolare. Questo albero, ubicato nel parco dell’ Etna, è considerato il più grande e famoso d’Italia, e infatti è oggetto di uno degli atti di tutela naturalistica più antichi. Secondo molti questo castagno dovrebbe avere ben quattromila anni, quindi doveva trovarsi sul nostro pianeta già da millenni quando l’ impero romano si dette alle sue famose conquiste. Le prime notizie storiche sul Castagno dei Cento Cavalli, infatti, sono documentati dal XVI secolo, quando ne parlò Antonio FIloteo, mentre Pietro Carrera lo descrisse ne “Il mongibello” come un albero maestoso “capace di ospitare nel suo interno trenta cavalli”. Risale al 1745 il primo atto con il quale si tuttelava istituzionalmente il Castagno dei Cento Cavalli. Ma perché quest’ ultimo viene così chiamato? In pratica, secondo la leggenda, Giovanna D’ Aragona, al ritorno da una battuta di caccia, si trovò bloccata da un temporale, e fu costretta a ripararsi sotto un grande castagno (quello in questione), che fu in grado di ospitare, sotto la sua chioma, lei e il suo seguito, composto da circa cento cavalieri con altrettanti cavalli, e sotto il quale, si dice, trascorse l’ intera notte in dolce compagnia di un bel cavaliere.
Storia simile è quella del Platano dei Cento bersaglieri, un albero di dimensioni monumentali, e antichissimo, che si trova a Platano, una frazione di Caprino Veronese. Questo albero si dice che risalga al 1370, e oggi come oggi è il platano più grande d’ Italia, con un’ altezza superiore ai 25 metri e una circonferenza di circa 15, mentre la sua chioma ricopre una superficie di ben 300 metri. Esso è chiamato “platano dei cento bersaglieri” perché, secondo la tradizione, durante le grandi manovre estive dell’ Esercito Italiano nel 1937 ben cento bersaglieri facenti parte della stessa compagnia vi trovarono un nascondiglio, riparandosi fra le fronde, nelle cavità ecc ecc. Inoltre, secondo alcune fonti, nel 1944 le truppe tedesche, per evitare che i Partigiani potessero tendere agguanti nascondendosi fra di esso, decisero di sfoltirlo. Fagus sylvatica (Faggio Europeo) [H. 150-180 cm.] Prezzo: in offerta su Amazon a: 54€ |
Un’ altro albero dalla storia particolare è sicuramente la quercia delle streghe, un albero secolare situato a Capannoni in provincia di Lucca. Si tratta di un esemplari di quercia che appartiene alla specie quercus robur. Si tratta di un albero la cui altezza è prossima di 24 metri, mentre il tronco ha una circonferenza di circa 4 metri e mezzo, e la sua chioma è di oltre 40 metri di diametro. Il tutto, per un’età approssimativa di ben 600 anni. La quercia delle streghe viene così chiamata perché si ritiene he un gruppo di strghe solesse tenere sui suoi rami i loro sabba, e quindi sarebbe questo il motivo per cui la chioma di questo albero si sviluppa soltanto in senso orizzontale. Un’ altra leggenda vuole che questa quercia sia quella dove il burattino Pinocchio avesse seppellito i suoi denari.
Sempre legato alla storia di una strega sembra essere l’ Olivo della strega, un olivo secolare situato a Magliano, in Toscana, in provincia di grosseto. Si tratta di uno dei più vecchi d’ Italia e forse d’ Europa, per la sua età stimata sui 3.500 anni circa. Questo olivo ormai non è che un tronco rugoso malandato, ma ancora vivo e vegeto, che vive insieme ad altri ulivi, molti dei quali ultramillenari. E’ un ulivo pervaso di leggende, dal momento che, secondo la tradizione, streghe e stregoni avrebbero tenuto sotto le sue fronte i loro sabba, secondo altre fonti auguri ed aruspici avrebbero celebrato i propri riti alla sua ombra. Ma il suo nome è dovuto al fatto che sul suo tronco i potessero vedere, particolarmente in certe ore del giorno, delle figure o raffigurazioni , sul tronco e sui rami rugosi, e che raffiguravano , su un ramo centrale, la faccia butterata di un uomo o di una vecchia e, lungo tutto il tronco, la figura di un grosso gatto nell’ atto di arrampicarsi ,e un profilo di una donna dai capelli molto lunghi accanto ad esso. Di queste immagini, visibili fino agli anni 40 circa, ora esistono delle foto. Il vecchio tronco ormai è un monumento che si sta sgretolando attaccato dalla lupa e dall’ incuria degli uomini.
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