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L'autoconsumo non è di certo l'unica soluzione attuabile. E' possibile infatti sfruttare il proprio impianto fotovoltaico in un'altra maniera, altrettanto proficua. Questo secondo sistema è denominato scambio sul posto, e consente in pratica di indirizzare l'energia prodotta in rete, invece che nel proprio condominio. In questo modo si diffonde energia, quasi come se la si vendesse ma, invece di ottenere un assegno in cambio, la compagnia elettrica calcola uno sconto annuale sui conteggi.
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La riforma del condominio risalente al 18 giugno 2013 ha fatto un po' di chiarezza in merito alla questione dei sistemi fotovoltaici condominiali in Italia. Nel testo legislativo viene specificato che qualsiasi condomino, interessato all'installazione di questo tipo di sistema, può presentare una regolare richiesta al proprio amministratore. Quest'ultimo avrà poi a propria disposizione un tempo complessivo di 30 giorni per far pervenire la propria risposta. Il mese di tempo concesso servirà all'amministratore per sviluppare tutti i punti di un'assemblea condominiale, portando dunque la questione in plenaria. La proposta avanzata ha un unico modo per poter passare, ovvero quello d'essere approvata dalla maggioranza dei condomini presenti, ovvero da almeno metà della totalità. Questa normativa presenta inoltre una particolarità molto interessante, che consentirebbe a un condomino propenso all'installazione di questo tipo d'impianto di ovviare alla richiesta di un'assemblea. Il modo per farlo è in realtà molto semplice, ovvero iniziare i lavori. In questo è possibile anche sfruttare parte del suolo comune, che di norma dovrebbe essere gestito in base alle decisioni prese dalla totalità dei condomini. La legge però dà il diritto a qualsiasi inquilino di far partire l'installazione, ma lo costringe a fermarsi qualora anche un solo condomino avente diritto a decidere cosa fare di quella parte di tetto occupata, manifesti delle obiezioni in merito. Soltanto in seguito a un reclamo all'amministratore però si tornerà a sottostare alla classica procedura, ovvero attraverso l'assemblea condominiale. Tale soluzione però è oggettivamente la più rischiosa, dal momento che presuppone una speda iniziale da parte di un condomino, il quale non potrà sapere se l'installazione andrà a buon fine oppure no. Per evitare dunque una spesa che potrebbe rivelarsi inutile e impossibile da far fruttare, sarebbe meglio interpellare in anticipo l'amministratore e passare attraverso il giudizio comune.
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